Il Drizzle, un algoritmo studiato per lo Spazio profondo

Questa funzione è presente nei principali software per elaborazione astrofotografica più in uso, e per intenderci, nei commerciali “Nebulosity” e  “PixInsight” e nel  freeware “Deepskystacker“.

Quel che la rende speciale è la capacità è di ottenere degli ingrandimenti dell’area fotografata, con maggior definizione, senza comprometterla con ulteriore rumore come invece accadrebbe sovracampionando un crop al 200%, ed in certi casi permette anche di ottenere più segnale / dettaglio in quell’area.

Prendendo spunto da quel poco che ho reperito su internet circa il Drizzle, letteralmente tradotta “Pioggerella” si tratta della funzione che sfrutta l’algoritmo chiamato “The Variable-Pixel Linear Reconstruction” che è stato originariamente sviluppato presso lo Space Telescope Science Institute per elaborare le immagini Deep Field del telescopio spaziale Hubble.

https://en.wikipedia.org/wiki/Hubble_Deep_Field

Il Drizzle è un algoritmo per la ricostruzione lineare di immagini dai dati di dithering (*) sottocampionati, in pratica permette di lavorare in modalità subpixel raddoppiando le dimensioni di ogni immagine (triplica nel caso si scelga il drizzle 3x) .

Per avere effetto, il Drizzle, si devono avere dati grezzi che abbiano questi requisiti: Immagini sottocampionate – Se le immagini sono già ben campionate, il Drizzle non vi darà grande giovamento.  Immagini con Dithering – Le riprese con dithering sono assolutamente necessario e senza un corretto dithering il processo di ricostruzione non funziona. Molte immagini – Drizzle richiede più immagini rispetto ad una manciata di immagini necessarie per un’astrofotografia a largo campo (almeno 10/15 scatti).

[ *  – Per dithering  applicato in fotografia astronomica, presente anche come funzione sui software di guida, si intende che ogni singola ripresa non abbia lo stesso identico campo ripreso (FOV), ma presenti sempre un piccolo spostamento, una deriva che poi sull’immagine finale genera quei bordi più scuri ai lati. Vedi anche: http://dslr-astrophotography.com/dithering-optimal-results-dslr-astrophotography/

Potremmo definirlo volgarmente un crop piu’ potente, ma anche un po come se la foto ripresa aumentasse del triplo senza portarsi dietro le fastidiose aberrazioni che un “moltiplicatore di focale” ottico, anche se di ottima marca si porterebbe dietro,.

Un po come dare gli ormoni al telescopio 🙂 oppure una sua “seconda vita” attenzione pero’, questo tipo di elaborazione produce effettivamente dei giovamenti nell’immagine solo se essa è stata ripresa con perfezione alla focale nativa, intendo messa a fuoco ottima, inseguimento ottimo, altrimenti l’immagine prodotta in drizzle amplifica anche questi difetti!

Questo è l’articolo pubblicato dello Space Telescope Science Institute:

http://cds.cern.ch/record/362045/files/9808087.pdf

 

e questo un’interessante studio intitolato “Ks-band Imaging of the Hubble Frontier Fields”

http://gbrammer.github.io/HAWKI-FF/

Ed ecco alcuni esempi diretti di astrofotografie che abbiamo realizzato l’anno passato;
prima senza drizzle a campio pieno (APS-C) e poi in Drizzle 2x:

M51 – Galassia Vortice – ottica Celestron C11 xlt block mirror mod. f/10 @f/7 (2200mm di focale)
Lo stesso stack elaborato in drizzle 2x
NGC7293 – Nebulosa Elica – ottica 130 Super-Apo Triplet f/7mm (910mm di focale)
Lo stesso stack elaborato in drizzle 2x

Per apprendere questa tecnica di elaborazione, vi rimando al TUTORIAL “Deepskystacker e la funzione Drizzle”

http://www.xamad.net/blog/?p=497

 

Grazie per aver letto ed alla prossima!

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